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Psicologia per bambini

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Se una società vuole veramente proteggere i suoi bambini, deve cominciare con l'occuparsi prima dei genitori.

John Bowlby

I bambini, nel corso della loro crescita, possono sperimentare a vari e diversi livelli, stati di disagio o di vera e propria sofferenza.

E non solo a causa di eventi eclatanti o evidenti quali  un abuso, un lutto o una separazione dei genitori: vi sono situazioni in cui anche un trasloco, un cambiamento di città o di paese e di scuola creano nel bambino forti stati di stress che possono poi sfociare in veri e propri comportamenti ed atteggiamenti anomali.

Non sempre i bambini manifestano apertamente la loro sofferenza quale ne sia l’origine. Spesse volte è il loro corpo a parlare. Possono reagire sviluppando disturbi del sonno, del comportamento, sintomi psicosomatici come intolleranze, problemi respiratori o altro che il più delle volte non trovano spiegazioni mediche. Aggressività, chiusura sociale, balbuzie improvvise o mutismo selettivo possono essere altri campanelli d'allarme di un qualcosa che non va.

Diventa a questo punto necessario e legittimo per la sopravvivenza e il benessere psicologico del bambino dare un nome ed una voce a questo disagio. Anche perché oggi giorno il rischio più grande quando si parla di bambini è quello di abusare poi di termini quali “iperattivo”, “bipolare” o altro che, spesse volte, sono solo una loro risposta ad un problema non compreso e nulla hanno quindi a che fare con le suddette etichette.

E' necessaria quindi una psicoterapia per il bambino? La risposta è si: si può pensare a qualche seduta di gioco insieme. Ma di certo non si esaurisce in questo. Il bambino, fin dalla sua nascita, è parte di un sistema, quello della sua famiglia. E non si può quindi pensare di lavorare a senso unico quando si parla di disagio infantile.

Non si nasce sbagliati da un punto di vista psicologico. Non è possibile quindi pensare di aiutare un bambino senza lavorare anche sulla sua “dimensione relazionale” che si sviluppa nei suoi contesti di riferimento dove la famiglia in primis ricopre un ruolo centrale  che nel corso della crescita viene poi affiancato anche dal ruolo dell' istituzione quale è la scuola.

Il comportamento sintomatico del bambino trova quindi la sua risposta e la sua successiva soluzione in un lavoro in team dove lo psicoterapeuta risulta il facilitatore della comunicazione tra il soggetto sofferente e chi si occupa di lui.

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Questo blog nasce dal forte bisogno di raccontare l'infanzia, stadio fondamentale per una felice e serena esistenza. E vorrei avere la pretesa di comprendere questa fase osservandola “con gli occhi di un bambino” nel tentativo di riuscire ad aiutare tutti quei genitori che possono trovare difficoltà nelle varie fasi di crescita dei propri figli. I miei due bambini mi hanno aiutato e continuano a farlo ogni giorno in questa particolare impresa. Come dice Desmon Morris i bambini non sono dei piccoli uomini ma delle creature uniche e diverse che rispondono a delle regole tutte loro  che noi dobbiamo imparare se vogliamo interagire con loro e aiutarli ad esprimere pianamente tutto il loro potenziale.

Non sono mai i bambini a commettere degli errori, loro sono programmati per crescere secondo le regole di natura, sono spesso i genitori a volere da loro qualcosa che non possono dare e a ritenere quindi che questi possano essere sbagliati. Rifacendosi a Bowlby e alla sua “Teoria dell'Attaccamento” possiamo dire che qualsiasi problema di un bambino sia in realtà il riflesso di un problema dei genitori.

Ed è per questo che il nostro compito di genitori è più rivolto a cambiare i nostri comportamenti ed i nostri desiderata piuttosto che “correggere” i bambini. Infatti lavorando su di noi si ottiene quel cambiamento che vorremmo vedere nel nostro bambino il quale proprio per la mutazione del nostro erroneo comportamento verso di lui, automaticamente modificherà anche le sue risposte.

Indicandovi i miei modelli teorici di riferimento non posso non citare Alice Miller e il suo approccio alla terapia nella quale racconta quanto forti siano le costrizioni a cui sono soggetti i nostri figli e a cui siamo stati soggetti noi da piccoli per poter essere dei “bravi bambini” spesso rinunciando alla nostra libertà e felicità per accondiscendere ai nostri genitori.

I bambini hanno tanto da insegnarci. Basta osservarli... fin dal momento in cui vengono al mondo.

Nessun bambino è mai amato troppo!

                                                              Marta Falaguasta

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