L’estate volge verso la fine e per molte famiglie comincia il conto alla rovescia per lo svolgimento dei compiti dellevacanze.
Questo è un tema già piuttosto caldo sia appena termina la scuola che durante il periodo estivo ed è spesso argomento affrontato dai genitori anche sotto gli ombrelloni.
Non è mia intenzione dare giudizi su tale argomento già tanto discusso in vari e diversi contesti quanto piuttosto fare una riflessione sui bambini e sul loro modo di apprendere.
I bambini sono soggetti curiosi per natura, fin da piccolissimi pongono continuamente domande su tantissime cose poiché sono assetati di sapere ed hanno un estremo bisogno di conoscere il mondo in cui vivono.
Basta fare una passeggiata in loro compagnia per accorgersi che hanno uno spiccato senso di osservazione e appena notano una cosa che non conoscono cominciano le loro mille domande dalle quali si aspettano delle risposte in merito.
Credo fermamente che un genitore debba accogliere questa naturale predisposizione alla conoscenza come input per aiutare il proprio figlio a vivere i suoi doveri, quali per esempio i compiti, non come obbligo bensì come un’opportunità.
Già durante l’intero anno scolastico i genitori tendono a far sentire, ai propri figli, i compiti assegnati per casa come un obbligo assoluto dal quale non ci si può sottrarre. E questo in parte è verità.
Ma non è tutta la verità e a mio parere su tale questione ci si può seriamente lavorare senza far passare il tutto solo come un obbligo e basta.
A cosa serve imparare le tabelline o tutti i capoluoghi delle regioni d’Italia? E ancora, perché mai è così importante saper coniugare il verbo essere e avere in tutti i modi e tempi conosciuti?
Tutto serve nella vita ma il sapere ha bisogno di trasmissione e quest’ultima deve incuriosire ed interessare per potersi poi trasformare in apprendimento.
Non si può chiedere ad un bambino di svolgere i propri compiti e basta senza accompagnarlo nella conoscenza e senza stimolare e alimentare in lui quel grado di curiosità e interesse che lo aiuterà a vivere quel momento con meno pesantezza e più interesse.
Bambini che imparano con curiosità ed interesse, che conservano il piacere di mettersi alla prova, sperimentare, apprendere cose nuove e utilizzare quelle acquisite lo faranno ogni giorno della loro vita domandando a chiunque una spiegazione, interpretando il senso di una parola sconosciuta per provare a capirne il significato.
In questo naturale slancio del bambino verso la conoscenza il genitore ha il compito di non estirpare quella curiosità pena il rischio di allontanarlo dai libri, dai quaderni e a lungo andare da qualsiasi possibilità di conoscere.
La loro sete di conoscenza non va mai in ferie, aiutiamoli quindi a vivere anche i compiti assegnati per le vacanze come una ulteriore esperienza di apprendimento.
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