L’attenzione della persona che soffre di ipocondria è tutta incentrata e polarizzata sul proprio corpo ed ogni malessere avvertito, seppur minimo e piccolo, viene interpretato come un segnale di possibile malattia.
Tale preoccupazione persiste nonostante la valutazione e la rassicurazione medica appropriata.
La durata del disturbo, per poterlo definire tale, deve avere una persistenza di almeno sei mesi. Come si riconosce una persona ipocondriaca?
Chi ne è affetto è costantemente preoccupato per la sua salute tanto da non sapersi facilmente liberare da questo pensiero e nonostante l’esito negativo dei vari esami medici ai quali si sottopone continua a fare accertamenti e ricerche sul suo stato di salute, ha costantemente bisogno di rassicurazioni le quali però hanno un effetto davvero effimero ed evanescente.
Dopo essere stato rassicurato sull’inesistenza di alcuna malattia, il soggetto ipocondriaco viene assalito dai dubbi sull’attendibilità o meno di tali esami medici; per calmare il suo stato ansioso ricerca continuamente articoli del suo immaginario disturbo su internet per scoprire se i sintomi percepiti siano indicatori di una grave malattia.
L’ ipocondriaco è sostanzialmente una persona che ha una bassa e scarsa stima di sè stesso e necessita quindi di continue rassicurazioni esterne. E’ una persona insicura con forti sentimenti di inadeguatezza che compensa difensivamente attraverso la continua ricerca della malattia con la speranza di essere in tal modo considerato dagli altri.
La medicina migliore per questo tipo di disturbo risulta essere una terapia psicologica che abbia come obiettivo principale quello di lavorare sull’autostima al fine di far sentire la persona più sicura di se stessa e quindi più capace di affrontare e poi risolvere le proprie fragilità.
La persona riuscirà pian piano ad abbandonare i suoi meccanismi disfunzionali centrati sul controllo del sintomo e riacquisterà la fiducia in se stesso e negli altri.
La terapia psicologica aiuterà la persona ipocondriaca a prendere contatto con le proprie emozioni per poterle così conoscere e dare loro un nome al fine di imparare a dialogarci ed essere cosi in grado di saperle gestire.
Solo lavorando sui propri vissuti personali e sulle emozioni che li accompagnano si può guarire da questo stato di malessere e liberarsene per sempre.
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